Lo scorso 14 gennaio ci ha lasciati Angelo Gilardino. E’ stato per me un Maestro e una guida, e mi ha lasciato il non facile compito di seguire il destino della sua Opera e proteggerla. Voglio ricordarlo con questa foto e con il link al mio intervento sulla sua straordinaria figura di uomo e artista al Convegno Internazionale di Chitarra del 2021
I ricordi si affastellano Angelo, diventano vorticosi e mi sembra di ritrovare in un abbraccio tutto quello che abbiamo condiviso.
Mi viene in mente uno di quei momenti magici in cui nella penombra del salotto mettevi gli occhiali, mi dicevi “Sta’ lì buono” e leggevi un brano di un grande autore. Quei tuoi occhi, che erano il marchio fisico della tua eccezionalità e che esigevano con forza la verità del mondo, si aggiravano nella sala, i gesti si facevano medianici. Nel leggere Montale o García Lorca, Eliot, tu suscitavi quel mondo “altro” che, per dirla con te, “È intangibile ma reale. Anzi, non è reale ma è vero.” Mi torna in mente in modo incessante la tua lettura di Visita a Fadin, e le lacrime scendono a incontrare un sorriso. Ciao Angelo.
“E ora dire che non ci sei più è dire solo che sei entrato in un ordine diverso, per quanto quello in cui ci muoviamo noi ritardatari, così pazzesco com’è, sembri alla nostra ragione l’unico in cui la divinità può svolgere i propri attributi, riconoscersi e saggiarsi nei limiti di un assunto di cui ignoriamo il significato.
Essere sempre tra i primi e sapere, ecco ciò che conta, anche se il perché della rappresentazione ci sfugge. Chi ha avuto da te quest’alta lezione di decenza quotidiana (la più difficile della virtù) può attendere senza fretta il libro delle tue reliquie. La tua parola non era forse di quelle che si scrivono.”
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